Chi non ha notato la scritta “senza olio di palma”, comparsa da qualche anno (in chiari caratteri fluo, solitamente) nel packaging di centinaia di prodotti alimentari?
Tutto è cominciato nel maggio del 2015, quando la trasmissione Report di Rai 3 ha messo in evidenza il tema della produzione del grasso vegetale più utilizzato al mondo.
Lo scandalo ha portato a un picco di ricerche su questo tema, come ha rilevato Google Trends.
L’opinione pubblica si è mobilitata portando a un boicottaggio di tutti i prodotti a base dell’olio vegetale e costringendo le aziende a cambiare le ricette degli alimenti. Immediatamente, sul packaging di centinaia di prodotti comparve la famosa scritta “No olio di palma”, divenuta ben presto un vero e proprio “tormentone”.
Nutella affronta lo scandalo dell’olio di palma
La Nutella della Ferrero non ha mai inserito alcuna dicitura in merito all’olio di palma sulla sua confezione.
Uno tra i prodotti più amati dagli italiani ha dovuto affrontare un grave problema d’immagine quando si è sollevato lo scandalo dell’olio di palma, dal momento che l’ingrediente incriminato costituiva (e costituisce tuttora) il 30% del prodotto. Ferrero non poteva rinunciare alla miscela di ingredienti che costituisce il gusto unico di Nutella, neppure a questo grasso vegetale tanto detestato.
Il danno d’immagine era comunque alle porte e l’azienda ha puntato tutto sulle certificazioni di tracciabilità e qualità. Ferrero ha così deciso di contestualizzare meglio la situazione per difendere un prodotto che non è dannoso per natura, contrastando pericolose generalizzazioni.
In questo modo sia l’immagine che il contenuto sono stati salvati.
Le certificazioni alimentari determinano i consumi
Sempre più spesso la prima cosa che si guarda nelle confezioni sono le certificazioni.
Il consumatore è sempre più attento alle proprietà ed ai metodi di lavorazione dei prodotti che acquista, soprattutto nel settore del cibo.
L’Italia è lo stato con la produzione agroalimentare più controllata al mondo, quindi siamo stati sempre abituati a vedere le classiche certificazioni DOP, DOC, IGP e così via, ma il consumatore diventa sempre più attento nelle sue abitudini alimentari ed esige una dieta selettiva in base alle sue esigenze.
Negli ultimi anni la tendenza verso il salutismo e tutte quelle certificazioni come il biologico, vegano e senza glutine sono diventate una delle maggiori cause di successo del prodotto. Per questo sempre più aziende decidono di investire verso una produzione che punta a soddisfare i nuovi requisiti di “qualità”, così da ottenere nuove leve di marketing.
Il packaging diventa una leva di marketing fondamentale
La confezione non deve solo contenere il prodotto, lo deve raccontare.
Il packaging diventa il vestito della merce, l’elemento che fa la differenza in fase d’acquisto fra prodotti simili da parte del cliente.
In poco spazio bisogna mostrare in maniera chiara le qualità dell’articolo, cercando di utilizzare possibilmente una grafica accattivante che catturi l’attenzione del cliente al primo sguardo.
Negli ultimi anni il backpack, è diventato quasi più importante della “facciata” del packaging e i produttori devono stare molto attenti a come comunicare le caratteristiche del prodotto, facendo risaltare le certificazioni di qualità.
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